A MANERBIO SI GRIDA: “AGFA NON DEVE CHIUDERE!”
La vertenza Agfa continua a tener banco nelle cronache bresciane e non solo. La vicenda che coinvolge lo stabilimento di Manerbio prende le mosse dall’annuncio della multinazionale belga che il 9 luglio ha comunicato l’intenzione di chiudere la sua sede produttiva nella bassa bresciana. A seguito della decisione aziendale il 19 agosto è scattata la cassa integrazione per cessata attività dello stabilimento manerbiese che occupa 123 dipendenti. Agfa Graphics ha motivato la sospensione dell’attività produttiva dichiarando che non avrebbe più prodotto le lastre analogiche per la stampa e pertanto diventava obbligatorio chiudere l’unico stabilimento del gruppo che le produce. I sindacati ed i lavoratori non hanno accettato le motivazioni addotte da un’azienda che da un lato si trova in buone condizioni economiche e dall’altro non ha mai manifestato l’idea di voler uscire dal business analogico. Dopo pochi giorni il portavoce aziendale ha ammesso a mezzo stampa che Agfa non intende interrompere la produzione di lastre analogiche ma che le avrebbe prodotte altrove anziché a Manerbio. Il pensiero è andato subito allo stabilimento di Wiesbaden, in Germania, che è in grado di produrre le lastre attualmente realizzate nella bassa bresciana. Accanto ai lavoratori si sono schierate le istituzioni: il comune di Manerbio, la provincia, la regione fino al parlamento ed al governo. La regione Lombardia ha convocato prima le parti sociali e poi i top manager aziendali. Di fronte ai rappresentanti della casa madre belga, in audizione presso la commissione attività produttive, i consiglieri regionali hanno ribadito che la Lombardia non intende accettare la delocalizzazione della produzione per un’azienda come Agfa che nel suo settore medicale vanta commesse importanti con le asl regionali lombarde (circa 20 milioni di euro). Anche dal fronte romano sono giunte notizie incoraggianti: prima l’interrogazione parlamentare bipartisan di una decina di deputati bresciani presentata per coinvolgere il ministero dello sviluppo economico, poi l’intervento del ministro Flavio Zanonato che ha telefonato direttamente al presidio dei lavoratori per raccogliere informazioni sulla vicenda Agfa. Nonostante il clima ormai estivo il ministero ha convocato tempestivamente le parti sociali e l’azienda che il 3 settembre saranno a Roma per un apposito tavolo di confronto. L’attività delle varie istituzioni e le iniziative messe in atto dai lavoratori trovano spazio sul sito facebook “presidioagfamanerbio” che sta sfiorando le 1.500 adesioni ed un numero assai elevato di contatti. Sbirciando il sito troviamo documentato il passaggio presso il presidio di numerosi esponenti delle istituzioni, dai parlamentari ai consiglieri regionali ai 14 sindaci della bassa bresciana che hanno voluto intervenire presso lo stabilimento per portare la loro solidarietà. L’attivismo dei lavoratori Agfa li ha portati a scrivere ai 20 presidenti di regione italiani sollecitandoli ad un gesto di solidarietà aderendo alla loro battaglia in difesa del posto di lavoro, mentre una missiva è stata inviata anche in Belgio a Paola Ruffo di Calabria, regina madre di chiare origini italiane. Nemmeno il ferragosto ha fermato l’attività dei dipendenti Agfa che stanno pensando ad un comitato che promuova una legge regionale già battezzata “anti-colonizzazione”, per impedire che aziende straniere arrivino in Italia comprando imprese sane per poi smantellarle. Per quanto riguarda la vertenza i lavoratori stanno ancora aspettando una risposta alle proposte che hanno fatto all’azienda per utilizzare al meglio lo stabilimento di Manerbio, che ha un’ottima collocazione logistica. Il pressing delle organizzazioni sindacali parte dal presupposto che i margini per instaurare un dialogo ci siano, basta solo un minimo di buona volontà. Ormai lo stanno ripetendo in tanti: Agfa non deve chiudere.
Nessun commento:
Posta un commento