LE AZIENDE AGRICOLE “STUDIANO” PER DIVENTARE SEMPRE PIÚ VERDI
Dimostrare che le aziende agricole non solo non sono una minaccia per la salute dell'ambiente, ma, al contrario, possono diventare alleate preziose è l'obiettivo alla base del progetto triennale che è stato finanziato dalla Regione Lombardia insieme alle cooperative Carb e Comazoo e che sta interessando più di 2.000 produttori sparsi in tutto il territorio regionale. Due aziende bresciane (quella di Luigi Bellini di Ghedi e quella di Mauro Canobbio a Leno) sono state prese quale realtà pilota, destinate a raccogliere i dati da trasferire poi a tutto il comparto. L'iniziativa, che è seguita a livello statistico dal CRPA di Reggio Emilia, mira innanzitutto a sfatare le colpe tradizionalmente attribuite al mondo agricole in merito alle imissioni nell'ambiente. Basti pensare che la componente collegata all'attività degli allevamenti che influisce sull'effetto serra si attesta sul 9%, mentre, solo per fare un esempio senza coinvolgere la questione del trasporto e del traffico, l'industria pesante giunge fino all'85%. Proprio partendo dalla volontà di riavvicinare il mondo agricolo alla tutela dell'ambiente si è deciso di cominciare a monitorare le emissioni delle due aziende bresciane nell'ambiente. Uno studio partito los corso anno e che ha riservato un occhio di riguardo all'impronta del carbonio, un indicatore ambientale che misura l'impatto delle attività umane sull'ambiente e in particolare sul clima. Prendendo a campione tutta l'attività delle due aziende bresciane si è potuto appurare che, grazie ad una precisa attenzione e al tentativo di portare avanti metodologie adeguate, la loro impronta di carbonio è stata pari ad un kg di carbonio per ogni kg di latte prodotto. Se si considera che la media nazionale oscilla tra 1,2 e 1,4 si capisce che le due aziende bresciane già vantano buoni standard. L'obiettivo, però, è quello di migliorare ancora e di trovare sistemi per arrivare ad un coefficiente di 0,8 che potrebbe rappresentare il traguardo ottimale. In questo senso l'auspicio è quello di giungere ad una vera e propria certificazione d'origine. Un discorso che potrebbe rappresentare un elemento di qualità in più per i consumatori che, ad esempio, potrebbero scegliere un latte che proviene da allevamenti attenti alla natura. Proprio per giungere ad un risultato così importante i dati che in questo primo anno di studio sono stati preparati dalle due aziende bresciane verranno messi a disposizione non solo delle cooperative interessate, ma di oltre duemila produttori in Lombardia e, più in generale, dell'intero comparto agricolo. Nei prossimi mesi, grazie anche alla sostegno di Amministrazioni come quella di Ghedi che ha ospitato la presentazione dell'iniziativa e mira ad essere vicina ad un progetto così importante, si cercherà di far conoscere i risultati degli studi e le possibili evoluzioni a tutta la comunità attraverso convegni, tavole rotonde e appuntamenti informativi aperti a tutti.
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