Leone De Sommi Hebreo, l’innovatore del teatro della modernità presentato in un volume all’Istituto Isabella d’Este di Mantova
Venerdì 16 ottobre 2015 alle ore 21.00, in anteprima assoluta, il musicofilo mantovano Giorgio Pavesi, in collaborazione conl’Associazione Culturale Man Tovà di Mantova, presenterà il suo nuovo saggio intitolato LEONE DE’ SOMMI HEBREO E IL TEATRO DELLA MODERNITÀ, edito da Gilgamesh Edizioni, presso la Sala Mantegnesca dell’Istituto Isabella d’Este di via Giulio Romano, 13 a Mantova.
Con l’autore interverrà l’ebraista Stefano Patuzzi.
In seno alla comunità ebraica la festa di Purim assolve a funzioni sociali e ludiche simili al carnevale e viene festeggiata con balli, canti e rappresentazioni teatrali. A Mantova in pieno Rinascimento la qualità degli spettacoli, organizzati dagli ebrei, ha raggiunto un tale livello da suscitare l’interesse dei Gonzaga. Durante il governo dei duchi Guglielmo (1550-1587), e Vincenzo (1587-1612), si affida agli ebrei il compito di provvedere alla gestione degli allestimenti per le feste di carnevale e di rappresentanza. Leone de’ Sommi, (1525-1591) corago dell’Università israelitica mantovana, ha il compito di creare, organizzare, coordinare e approntare tutti i soggetti che concorrono alla messinscena. Il palcoscenico che fin dal Medioevo era il luogo dove il giudeo era confinato al ruolo di figura derisoria, rozza ed esecrabile, con de’ Sommi diventa la sede della mediazione fra ebrei e cristiani. L’ebreo è portavoce di una sapienza millenaria da valorizzare attraverso la divulgazione e l’interazione con la società in cui opera. L’azione di de’ Sommi non si limita alla semplice realizzazione dello spettacolo ma, come commediografo, pur attenendosi alle regole teatrali, modula il testo per rivestirlo di un significato morale “tassare i vizi ed esaltare le virtù”. In particolare con l’opera Commedia del fidanzamento (1550) (nell’originale Tzachut bedichuta de-qiddushin) de’ Sommi prende spunto dalla tradizione, anche linguistica, biblica e talmudica, per scrivere la prima commedia in ebraico che, stravolgendo i precetti rabbinici, esalta la duttilità letteraria e la bellezza poetica della lingua sacra. Il teatro è un mezzo, ma la letteratura è la pietra angolare per costruire la modernità. Forte dell’esperienza maturata nell’allestimento degli spettacoli, stampa il trattato Quattro dialoghi in materia di rappresentazioni sceniche (1556-1586) in pratica il primo manuale di regia che – sulla base di rigorose premesse teoriche, o meglio di poetica drammaturgica dello spettacolo – definisce una chiara metodologia della messinscena teatrale moderna.
Giorgio Pavesi, nato e residente a Mantova, è un chimico e un “musicofago” con particolari interessi in ambito artistico-culturale. Collabora con il gruppo teatrale Il Palcaccio di Mantova e con l’Associazione Organistica “Girolamo Cavazzoni”; è inoltre socio dell’Associazione di cultura ebraica Man Tovà – La città della manna buona, con cui collabora per l’ideazione di eventi. In particolare ha curato l’edizione degli anni 2008, 2009, 2011 della rivista musicale Vox organalis, nell’ultimo numero della quale si approfondiscono gli interventi operati dalle comunità ebraiche mantovane nel processo di crescita e sviluppo del territorio. In collaborazione con Federico Lorenzani ha pubblicato, per l’Associazione “Giuseppe Serassi” di Guastalla (RE), la ricerca documentaria relativa all’organo Serassi op. 625 di Formigosa (MN).
Nessun commento:
Posta un commento