sabato 10 ottobre 2015

BAGNOLO MELLA: RICCARDO E LA SUA STORIA RICCA DI TENACIA

LA STORIA DI RICCARDO COMAROLI, QUANDO LA VOLONTA’ E’ PIU’ FORTE DI OGNI OSTACOLO

Riccardo Comaroli, con tenacia e volontà davvero inarrestabili, sta vincendo la sua corsa più importante. Il quarantaquattrenne di Bagnolo, grande appassionato di bicicletta, ha subìto il 20 giugno dello scorso anno un grave trauma che minacciava seriamente non solo di interrompere la sua attività sportiva, ma anche di limitare pesantemente la sua vita quotidiana. Un incidente sul lavoro gli ha infatti provocato l’amputazione di tre dita della mano sinistra. Una “ferita” profonda che lo ha colpito sia nel corpo che nell’anima: “Perdere tre dita (indice, medio e anulare) è stato davvero traumatizzante – confida lo stesso Comaroli – Un incidente di questo genere ti crea tantissimi problemi e sembra di non essere più in grado di fare più nulla, nemmeno le cose che prima ti sembravano le più naturali. Questo, ovviamente, si trasforma in un grave problema anche a livello psicologico, entri in crisi e tutto diventa buio”. Un tunnel nel quale però Comaroli non è rimasto prigioniero: “Non riuscivo a tenere niente nella mano che aveva perso la forza. Anche come testa è stato un periodo molto difficile, avevo l’impressione che tutto mi fosse crollato addosso senza alcuna speranza di ripresa. Nel cominciare la riabilitazione, però, ho capito piano piano che con grande fatica e tanto impegno avrei potuto riprendermi la mia vita. Conoscevo già Mauro Manenti, il fisioterapista che mi aveva seguito nel 2005 quando avevo avuto un incidente in bicicletta, e sono tornato a lavorare con lui”. Un nuovo “percorso” che è partito proprio dalla base, come ricorda lo stesso Manenti: “Quando Riccardo è arrivato, sono bastate due parole per farmi decidere di accettare questa proposta. Abbiamo iniziato una terapia che è andata in due direzioni, visto che da una parte abbiamo “lavorato” a livello mentale, mentre dall’altra abbiamo cominciato a portare avanti esercizi destinati a valorizzare al massimo la mobilità e la forza della sua mano. Siamo partiti letteralmente da zero, ma con grande fatica siamo andati avanti passo dopo passo. Devo dire che non è stato facile, ma lui ha mostrato una grandissima volontà e i risultati che abbiamo raggiunto, anche a livello umano, rappresentano una gran bella soddisfazione”. In effetti, anche se il percorso completo di riabilitazione è ancora in corso, si può proprio dire che Riccardo Comaroli è riuscito a riappropriarsi della sua mano e della sua stessa vita: “Ad un certo punto – conferma il quarantaquattrenne bagnolese – mi sono detto che, anche se questo comportava tanti sacrifici e grande fatica, avrei dato tutto me stesso per tornare a fare l’elettricista, che è sempre stato il mio lavoro, e per avere una vita il più normale possibile. E’ stato davvero molto duro, ma piano piano si sono visti i progressi che mi hanno restituito serenità e fiducia”. Una fiducia ritrovata che non poteva non condurre Comaroli di nuovo verso la bicicletta: “Quando ho subìto l’incidente il mio primo pensiero è stato che per me la bicicletta orma apparteneva al passato. Un pensiero molto doloroso per uno come me che ogni anno percorreva 7,8.000 km e che ogni settimana, il martedì, il giovedì ed il sabato, usciva puntualmente per il suo lungo giro. Da tutta questa attività al niente assoluto il salto era troppo duro. Nel riprendere gradatamente forza nella mano e nel ritrovare alcuni movimenti ha così preso forma un’idea alla quale solo poche settimane prima non credevo più. Mi sono rivisto con Isaia Profeta, la persona che solitamente curava le mie biciclette, ed è nata così la nuova sfida di tornare a correre. Andare in bicicletta, in effetti, richiede una certa manualità per frenare, per cambiare la marcia e tante altre cose che ritenevo che per me non sarebbero state più possibili. Invece, grazie ad alcuni accorgimenti che sono stati montati da Profeta sulla mia bicicletta, ho potuto riprendere a macinare i mei soliti km. Devo stare ancora attento quando affronto una discesa, ma posso dire di avere ritrovato la grande passione della mia vita, una passione che è sempre stata una parte importante della mia vita e che subito dopo l’incidente temevo di avere perso definitivamente”. Una vera e propria rinascita fisica e morale, quella di Riccardo Comaroli, che ora attende pure in tutta serenità di completare il suo percorso con la protesi in arrivo dall’Ospedale di Bologna: “Certo - termina il suo racconto – si tratta di un percorso che ancora continua, ma, in ogni caso, possiamo considerarla già una vittoria della volontà. Un’esperienza sicuramente molto dura e difficile, ma che mi ha comunque insegnato che non bisogna mai perdersi d’animo e si deve cercare di tirare fuori il buono (che sia poco o tanto) che c’è dentro di noi in ogni situazione. La riabilitazione ha rappresentato tante ore di fatica e di sudore, ma mi ha anche insegnato che con la tenacia si possono raggiungere obiettivi ad un primo sguardo impossibili”.        




3 commenti:

  1. Buongiorno, posso avere numero di telefono di questo studio fisioterapista?

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  2. bravissimo fisioterpista

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  3. Vorrei precisare che il sig. Manenti non è fisioterapista. Per esserlo è obbligatorio frequentare un corso universitario di durata triennale. Non è nemmeno presente l’iscrizione all’ordine. Pertanto l’esercizio della sua professione risulta essere abusivo.

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