venerdì 19 aprile 2013

Pagina 23 - PerVOI Aprile


PAPA FRANCESCO

L’elezione a Vescovo di Roma di Jorge Mario Bergoglio, eletto Papa col nome di Francesco, è stata una vera e propria sorpresa che ci ha riempito tutti di felicità. Questo argentino di origine italiana, primo gesuita a diventare pontefice, è il 266° papa della storia del cattolicesimo, il primo a scegliere il nome di Francesco. Nome che ha una valenza simbolica importantissima poiché sta a significare la volontà di un ritorno alle origini da parte della Chiesa Cristiana. E’ il papa della svolta di cui il clero aveva davvero bisogno. E’ un uomo non convenzionale e saprà di certo incarnare al meglio il vero spirito di una chiesa “povera tra i poveri”. Genuino e ai nostri occhi anche simpatico (soprattutto perché adora i bambini e i malati!), questo pontefice è un uomo semplice, un padre umile: un buon segnale per tutti noi che speriamo in una riforma moderna del clero. Speriamo che il nuovo pontefice affronti di petto le questioni più spinose che riguardano sia la Chiesa che la società odierna. Il problema della pedofilia all'interno del clero, con interventi che non lascino dubbi sulla volontà di perseguire con decisione questa piaga. La questione sull'uso di contraccettivi che limitino il diffondersi dell'AIDS in Africa e non solo. L'apertura all'universo femminile nella partecipazione all'attività ecclesiastica. Non ultimo, un approccio diverso nei confronti delle coppie di fatto, di qualsiasi genere, e delle famiglie allargate.

PIETRO MENNEA

Se n'è andato uno dei più grandi atleti dello sport italiano, un esempio di sacrificio agonistico come pochi: Pietro Mennea è stato l’orgoglio nazionale di un’intera generazione, quella degli ultimi che diventavano primi. Ma per chi ha visto in diretta le sue corse, sembra impossibile che abbia smesso di correre: infatti la corsa e la velocità erano la sua vita come scrisse in un suo libro "La corsa non finisce mai".  Un campione solitario, che si allenava giorno e notte con costanza e fatica. Non aveva casa, non aveva famiglia, ma aveva un grande cuore: un cuore nato per gareggiare e per indossare la maglia della nazionale ben 52 volte, entrando nell’olimpo di coloro che han reso grande il nostro Paese. Un esempio per i giovani racchiudibile nel significato che impegno, sacrificio e costanza portano al raggiungimento degli obiettivi.
 Giuseppe Taetti


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